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venerdì 28 settembre 2018

Hilda, un bestiario da Fiaba.

Hilda, serie animata anglo- canadese basata sull'omonima graphic novel di Luke Pearson e disponibile in esclusiva sulla piattaforma streaming Netflix è forse passato in sordina, data l'uscita quasi contemporanea del riuscitissimo Disincanto di Matt Groening.




Ma Hilda, una ragazzina dai capelli blu, cresciuta nella natura selvaggia, dotata di grande immaginazione e spirito avventuriero non ha nulla da invidiare alla principessa Bean, anzi, tutto il contrario.
Sebbene a prima vista, causa i disegni semplici  dalle forme tondeggianti e i colori sgargianti, la farebbero apparire infantile, basta però guardare un paio di puntate per capire che Hilda è molto più che una serie tv per bambini.
Molti sono i temi che tratta e molti di questi sono sempre attuali, come: la tolleranza, il rapporto genitori\figli, il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, l'amicizia, le fobie e molte altre questioni che ci inducono a riflettere su noi stessi e sul mondo in cui viviamo.
A fare da cornice a tutto ciò, un mondo fatato, che attinge a mitologie, fiabe, favole e racconti popolari, proponendoceli in piccole pillole, in modo leggero, stuzzicando e solleticando la curiosità dello spettatore nel volerne sapere di più e sfidando la memoria dei più avvezzi.
Cercando di non fare spoiler di alcun tipo, troverete qui sotto un elenco delle creature che fanno la loro comparsa nei tredici episodi di cui si compone la serie, andando a formare un vero e proprio bestiario da fiaba.


- Troll: 

Il troll è una figura delle foreste settentrionali, che vive e popola la mitologia scandinava ed è ben presente nei racconti popolari anglosassoni.
Essendo il troll una figura che ha alle sue spalle una larga tradizione folklorica orale e di grande estensione geografica, è quasi impossibile darne una descrizione che riesca a mettere tutti d'accordo.
Ci basti ricordare in questo caso che i troll hanno una grossa avversione verso la luce solare, che li tramuta in pietra, vivendo una vita fondamentalmente notturna. 
Molto spesso però vengono confusi con quelli che chiamiamo Orchi.

-Il Popolo Nascosto:

Meglio conosciuti come Sidhe, parola che in Gaelico indica il popolo fatato, noto anche come piccolo popolo. Di solito non si compone di soli elfi, ma racchiude nella sua variegata forma anche fate, folletti e gnomi.
Fiabe, leggende in racconti sono ravvisabili ancora oggi in Irlanda e nei paesi scandinavi, dove gran parte della popolazione tutt'ora crede nell'esistenza di tali spiriti fatati e si adopera nel tutelarli e preservarli.
La particolarità in Hilda è che gli elfi sono ossessionati dalla burocrazia... Per fortuna non tutti!

- Giganti 
Una figura nota a tutte le mitologie indoeuropee, sono dotati di diverse caratteristiche. Una figura che si è evoluta nel corso dei secoli fino ad arrivare a popolare fiabe e favole, conquistando la letteratura più alta. Considerati per lo più come aggressivi, istintivi e mangiatori di uomini, finiscono per diventare anche intelligenti ed amichevoli. Ne esistono di diversi tipi, tutti legati ad una caratteristica della terra, dai fiumi, alle foreste fino alle montagne.
Nella puntata a loro dedicata, i giganti hanno in serbo per noi una piacevole sorpresa e saranno in grado di insegnarci qualcosa di molto importante e positivo.

- Uccello del Tuono

Conosciuto per lo più tra i Nativi Americani, ha l'aspetto di un grosso rapace. In Hilda, invece assume la figura di un corvo, inducendo a prima vista nel cadere in errore e considerarlo uno degli animali sacri ad Odino.
Che l'instillarci questo dubbio, senza poi darci una risposta chiara, non sia poi appositamente voluta?

-Marra - Spiriti degli incubi-


Conosciuti come Mare nelle antiche lingue germaniche, sono delle entità maligne, che hanno la pessima abitudine di sedersi sul petto del dormiente ed indurlo in incubi terribili, facendo leva sulle loro più profonde paure.
Chissà perchè Luke Pearson le abbia volute rappresentare come delle adolescenti.

- Re dei Ratti:

Presente nei racconti e nel folkore popolare Europeo, il re dei ratti, una creatura formata da miriadi di topi e ratti aventi le code intrecciate tra di loro, si è presto trasferito dalle narrazioni orali alla letteratura. Visto come un brutto presagio, segno di carestia e pestilenze. Il Re dei ratti ama anche raccogliere segreti che ode nelle case e nelle strade e scambiarli con chi ha la sfortuna (o la fortuna) di trovarlo sul suo cammino.

- Nisse:

Conosciuto anche come Tonttu, il nisse è una creatura che vive nel Folklore scandinavo ed è ben  presente nei racconti, nelle fiabe e nelle favole delle terre del nord.
Spesso associato con il Natale ed il solstizio d'Inverno, il Nisse è considerato uno spirito protettore della casa: si annida negli spazi vuoti e non visti e si fa protettore delle cose perse e dimenticate. 
Il Nisse è stato reso celebre dal noto scrittore danese H.C. Andersen, è uno spirito che ha abitato le fredde terre scandinave da ben prima che i culti Cristiani le raggiungessero, arrivando fino a noi ben presente nelle memorie e nelle credenze degli abitanti del nord Europa.
Spesso la sua figura è stata travisata, ed è cambiata, fino a trasformarsi in Goblin.

- Barghest:



Tipico del Folklore del nord dell'Inghilterra, il Barghest è spesso rappresentato come un grosso e feroce mastino nero dotato di zanne ed artigli molto affilati. È considerato un demone di montagna o un fantasma di paese, a seconda del racconto cui si fa riferimento. Sicuro che avvistarne uno spesso è considerato un presagio di morte.
Ma Hilda, come sempre ci stupisce e ci insegna, che non tutti i Barghest sono così cattivi e che non sempre bisogna fare affidamento sulle apparenze o sulle dicerie.


Arrivati alla fine di questo piccolissimo bestiario, vorrei sfidarvi a trovare in Hilda altri piccoli particolari che richiamino il Folkore, le favole, le fiabe e la mitologia in generale. Particolari come, la scrittura runica, o fare particolare attenzione alla figura della bibliotecaria che ha tutta l'aria di essere una strega e, soprattutto un invito a godervi questo piccolo gioiello dell'animazione.

P.S: Sappiate che Hilda ha un cervolpe (Twig) come animale domestico e questo vale tutta la serie.


mercoledì 12 settembre 2018

Neil Gaiman, un antropologo tascabile.



Potrebbe sembrare azzardato definire Neil Gaiman un antropologo e, molto probabilmente lo è: un azzardo bello e buono.
Ma a ben rifletterci, l'autore di Best Seller, tocca spesso e volentieri temi cari all'antropologia e lo fa con cognizione di causa e di seguito ad uno studio approfondito.
Il nome dell'eclettico artista inglese forse è collegato in maggior parte al fumetto che fece grande scalpore negli anni '80 del secolo scorso: Sandman
Certo, un fumetto di Supereroi a modo suo, ma un fumetto che contiene la creazione di un mondo, una cosmogonia. Un fumetto che possiede al suo interno una mitologia propria - o a volte presa a prestito da altre già esistenti-.
Sandman mette a nudo ed assume come protagonisti qualità e difetti degli uomini e ci costruisce storie intorno, in un mondo onirico, altre in un mondo assolutamente reale, senza farsi scappare nelle sue molteplici chiavi di lettura temi caldi per il suo tempo.
Neil Gaiman si fa più vicino all'antropologia con due romanzi che, potrebbero essere considerati fratelli: American Gods ed, in particolar modo I Ragazzi di Anansi.
Il primo, forse il più conosciuto, ci mette davanti la lotta tra Dei antichi e le nuove " divinità" che la modernità è stata in grado di creare.
Un romanzo che offre sottolivelli ed è ben stratificato se si rompe la superficie del semplice racconto urban fantasy. 
Gaiman, ancora una volta ci mette di fronte a tematiche importanti, come ad esempio lo scontro di culture presente nella nostra epoca, l'ipermodernità di cui in qualche modo siamo tutti succubi e ci dice anche la sua sulla religione, recentemente ribadita in una delle sue interviste

"Dei, religioni e confini nazionali sono assolutamente immaginari. Sono dei concetti nozionali, che tendono a non esistere."

In American Gods, mette a nudo l'uomo e le sue insicurezze, smontandone le convinzioni costruite dalla cultura occidentale dominante e facendolo riflettere su quelle culture ormai passate, considerate inferiori ed involute, riempendolo di dubbi di auto riflessione ed auto criticismo, concetti che poi vengono rivolti al lettore, spingendolo a ripensare le sue convinzioni ed abitudini.
Il secondo romanzo possiamo considerarlo legato al primo per il semplice fatto che ha come protagonista la discendenza di Anansi, personaggio che compare anche in American Gods (Mr.Nancy).
Qui tocchiamo un livello più profondo, andando a scavare non solo nella mitologia o nelle credenze africane e caraibiche, ma veniamo catapultati fuori dalla storia.
Gaiman cerca di rispondere a modo suo alla fatidica domanda che in molti hanno rivolto all'antropologia " Che cosa è l'uomo prima della storia?"
E sebbene Gaiman non sia un antropologo ce la mette tutta per dare una risposta a questa domanda, usando l'espediente di Anansi, re delle Storie, dei racconti. 
Un romanzo intriso di oralità, di suoni, di canti e di musica. Utilizza il medium della scrittura per trasportarci in quel mondo che Pasolini avrebbe definito un mondo di vita pura.
Un mondo in cui l'uomo non viveva ingabbiato in pretesti, in vite già scritte da altri. Una vita di certo meravigliosa, ma anche tragicamente pericolosa.
I ragazzi di Anansi, sebbene sia su carta stampata ha un sapore musicale, che solletica più l'udito che la vista, ci rammenta quanto l'oralità, il bisogno di narrare se stessi e gli altri sia fondamentale per l'uomo e che l'uomo, senza queste narrazioni, sarebbe stato ben poca cosa.
In altre opere di Gaiman è possibile scovare la sua natura di Antropologo, come ad esempio in Cose Fragili, dove molti racconti hanno la stessa impronta dei due romanzi citati poco più sopra, o nel fumetto Black Orchid, dove forte è la componente ambientalista, il tema del rapporto della modernità con l'ambiente e con culture considerate da molti " primitive".
Nel Gaiman, considerato da molti un artista oscuro, è in verità un attento osservatore delle dinamiche sociali, delle problematiche dell'odierno ed un amante di culture da riscoprire. Autore di saggi e non solo di romanzi che spesso toccano la modernità che ci circonda ed i suoi malcontenti. Autore che spesso e volentieri si avvicina all'antropologia e ne prende ispirazione, rubandone gli strumenti di lavoro e restituendo opere stratificate, appassionanti e che consentono di riflettere sia sul mestiere dell'antropologo ai nostri tempi, sia su ciò che ci circonda.

Neil Gaiman tiene un portale sempre aggiornato con le sue pubblicazioni, interviste, spostamenti, mettendo il tutto a disposizioni dei suo fan più accaniti o dei semplici curiosi: http://www.neilgaiman.com/

giovedì 2 agosto 2018

Un' etnografia video-ludica

Partiamo con qualche nozione di base:


etnografia:
et·no·gra·fì·a/
sostantivo femminile
Rappresentazione scritta delle forme di vita sociale e culturale di gruppi umani. In passato l’e. era essenzialmente intesa come studio delle pratiche e delle credenze di gruppi umani non occidentali, e come ‘enumerazione’ delle diverse società ‘primitive’. Caduta ogni definizione essenzialista di concetti come etniatribù, gruppo sociale o culturale, l’e. può intendersi come lo studio antropologico, realizzato attraverso la pratica della ricerca sul terreno e rappresentato attraverso precise modalità di scrittura, dei comportamenti sociali e culturali di un qualsiasi aggregato umano preventivamente definito in base agli interessi dell’osservatore.
(http://www.treccani.it/enciclopedia/etnografia/)

Dagli anni '80 in poi l'etnografia è stata investita ed attaccata da più fronti, dalle critiche delle correnti decostruttiviste post-moderne e da polemiche in cui gli etnografi erano visti come complici degli stati colonizzatori e delle loro politiche.
Riflessioni, queste, più adatte all'accademia che a ciò che ci interessa in questo blog.
Basti sapere che da quel momento in poi i "popoli altri" studiati dagli etnografi, hanno iniziato sempre più spesso a parlare con la loro stessa voce, sgomitando e rendendo spesso obsoleti lavori come quello di Paul Radin ed il suo Crashing Thunder (https://philpapers.org/rec/RADCTT).
Quello che ci chiediamo in questo articolo è: fin dove si sono spinte le conseguenze di questa crisi dell' antropologia e dell'etnografia e quali sono le innovazioni che vi sono succedute?
Quello su cui mi voglio soffermare è come l'etnografia ( o auto-etnografia, se così si può definire) sia entrata in punta di piedi anche nel mondo dei video-giochi. 
Quello dei video- giochi è un fenomeno abbastanza diffuso, specialmente tra i più giovani, ma spesso è un qualcosa che non richiede abbastanza attenzione, visto come una pratica che spesso spegne il cervello, che rilassa, che non fa pensare. Ma allora perchè questi "popoli altri", decidono di parlare di loro stessi, di trasmettere le loro culture e tradizioni proprio utilizzando questo mezzo?
La risposta sembrerebbe semplice: ottimizzando il connubio tra ludicità ed istruzione, questo potrebbe spingere le nuove generazioni ad un rinnovato interesse ed una voglia di conoscere meglio  tematiche che, potrebbero correre il rischio di scomparire. Quesito, il mio, che meriterebbe un maggiore approfondimento.
Passando oltre le riflessioni teoriche, vi porto alcuni esempi concreti rispetto l'argomento trattato. Ho avuto il piacere e la sorpresa di imbattermi in video-giochi contenenti un' etnografia, un lato didattico sostenuto da una ricerca e da una voglia di preservare e diffondere tradizioni e culture.

Nishan Shaman
(https://philpapers.org/rec/RADCTT)



Gioco per dispositivi mobili completamente gratuito sviluppato dalla Tencent Mobile International Limited. Gioco ideato e creato in cinque mesi da un team di sei laureandi.
Questo rythm game ci porta nella Manciuria nel nord della cina, alla scoperta di tradizioni e di credenze religiose che vanno via via scomparendo, in particolare ci porta a conoscenza dello Sciamanesimo, termine questo molte volte abusato e decontestualizzato, tanto da aver perduto il suo reale significato e la sua appartenenza.
Quello che viviamo nei pochi minuti di gioco - circa un'oretta- è quello che potremmo definire un "viaggio sciamanico" con lo scopo di trovare e salvare l'anima di un bambino, in tutte le sue fasi.
All'inizio ed al termine di ogni livello - oltre che nelle varie interfacce- oltre alla storia narrata della figura mitica di Nishan, si potrà godere di piccole informazioni riguardanti il ruolo dello sciamano presso le popolazioni cui appartengono le culture della cina nordorientale.
Il gioco, inoltre, permette di sbloccare un compendio in cui maggiori informazioni e nozioni  ( non troppo lunghe o noiose) vengono fornite riguardo le popolazioni cui il prodotto è dedicato.

Never Alone (Kisima Ingitchuna)
(http://neveralonegame.com/)



Disponibile per console, PC e dispositivi mobili, sviluppato dalla Upper One Games, questo è un gioco sviluppato in collaborazione con una delle popolazioni originarie dell' Alaska, gli Inupait. A contribuire alla nascita del gioco infatti, sono stati più di 40 nativi, tra anziani, racconta storie e membri della comunità. 
È un gioco che ha tutti i caratteri dell'etnografia, dove i nativi raccontano e parlano di quella che è la loro cultura, e le loro tradizioni. Una narrazione orale che poi viene riportata al pubblico in chiave video ludica, dove viene reso possibile compiere azioni eroiche ed incontrare personaggi mitici appartenenti alle popolazioni dell' Alaska.
A completare il quadro è possibile sbloccare brevi filmati che vanno a comporre un breve documentario sugli usi, i costumi, la religione e le tradizioni della cultura Inupait.
Anche in questo caso , troviamo sotto la lente di ingrandimento un grande interesse per il culto Sciamanico di tale popolazione.

A conclusione, potremmo dire, che l'Etnografia non è morta sotto i colpi di feroci critiche, ma come ci insegna la cultura stessa, è stata capace di rinnovarsi e di reinventarsi, percorrendo sentieri totalmente e sorprendentemente inaspettati.